venerdì 21 marzo 2008

LA CITTA' RISORTA

Nei giorni 19-22 Marzo 2008 in scena al teatro Bellini di Palermo 'La città risorta' di Blaise Cendrars. L'autore, sconsolato precursore di Bruce Chatwin, che nel corso di una vita vissuta senza respiro e senza risparmio combatté per la Legione Straniera in Africa, dove fu ferito e mutilato a una mano, è stato il primo a coniugare in poesia il simbolismo liturgico all’analisi spietata del megacapitalismo americano. Evidente nel suo capolavoro Pasqua a New York (1912), che commosse fino alle lacrime Apollinaire, dove il moto inconsulto e febbrile della metropoli viene originalmente accostato alla solitudine senza scampo del deserto dove ruggiscono le belve indolenti e crudeli della fagocitazione e del cannibalismo. Una sintesi altissima e allucinata della vita moderna, dove la violenza della selva s’identifica nel grattacielo senza nome e senza causa e gli emigranti, gli hobo senza quartiere, i diseredati, le prostitute e i malati terminali sono icasticamente definiti «bestie da circo allenate al salto dei meridiani». I versi urticanti ma traboccanti pietas di Cendrars assurgono, in questo spettacolo, a simbolo di una città perduta – Palermo come New York e come le tante dolenti città del mondo – che cerca nella poesia il proprio riscatto e la propria rinascita.

1 commento:

PeerGynt ha detto...

Lo spettacolo è sicuramente gradevole e interessante, nell'ambito della sperimentazione teatrale moderna. Il testo è del 1912, ma conserva ancora una sua freschezza, anche per i possibili collegamenti che si possono fare (e che in effetti sono suggeriti) con tutte le realtà urbane, in cui ci siano vaste aree degradate, diseredati 'abituati a saltare i paralleli' e diritti conculcati.
Anche la scelta di accompagnare il bellissimo testo di Cendrars con musiche e proiezioni sullo sfondo del palcoscenico risulta senz'altro di grande interesse.
Ma si contesta alla direzione del teatro la scelta dissennata di avere programmato lo spettacolo nella settimana che precede la Pasqua, e cioè in giorni in cui è improbsabile che vadano a teatro sia i docenti che gli studenti.